L’IMPEGNO DEL COMUNE DI MILANO PER PROMUOVERE L’INCLUSIVITÀ E LA DIVERSITÀ

intervista ad Alessia Cappello, Assessora allo sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano

Assessora Cappello, quali sono le principali iniziative e strategie che il Comune di Milano sta adottando per promuovere la gender balance e la diversità nel contesto dello sviluppo economico e delle politiche del lavoro? Quali sono gli obiettivi principali di queste iniziative?

La lotta contro gli stereotipi e il riconoscimento delle diversità rappresentano valori fondamentali e strategie chiave per promuovere la crescita e costruire un mondo inclusivo, anche nel contesto lavorativo, dove tutti devono avere la possibilità   di  accedere alle stesse opportunità. Un obiettivo, ambizioso, ma soprattutto giusto. Nel nostro Paese c’è ancora molto da fare. Penso per esempio al gender gap che rimane una sfida significativa. Basta un’occhiata alla classifica stilata dal World Economic Forum per comprendere che in Italia continuano a sussistere forti disparità di genere in termini di partecipazione economica, accesso all’istruzione, salute e coinvolgimento politico, con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa. È evidente che ci vorrebbero riforme strutturali, ma quello di cui c’è bisogno è anche un cambiamento culturale e una maggiore consapevolezza sociale per arrivare a riconoscere le differenze come un valore. Fin dall’inizio del mio mandato promuovere politiche inclusive , e non solo di genere, è stato un obiettivo. Un impegno che ho condiviso con i firmatari del nostro Patto per il Lavoro, istituito nel 2022 dal Comune di Milano in collaborazione con sindacati, imprese, istituzioni, settore della formazione e del Terzo Settore, per affrontare con efficacia i cambiamenti rapidi che caratterizzano il mondo del lavoro, specialmente dopo la pandemia di Covid-19. Tra le azioni concrete del patto, molte sono mirate a promuovere l’occupazione femminile e l’inclusione. Abbiamo avviato diverse iniziative e implementato politiche attive per garantire risultati tangibili. Ad esempio contattando  5000 donne tra i 30 e i 45 anni che hanno perso il lavoro, analizzando le loro competenze per facilitarne il reinserimento nel mercato del lavoro.

Inoltre, siamo sempre disponibili per le altre donne, posizionandoci in luoghi non convenzionali in città per offrire supporto, proporre opportunità professionali o corsi di formazione. Ma abbiamo anche voluto investire  nell’empowerment femminile attraverso il progetto di mentorship con l’intenzione di incoraggiare l’ambizione e la leadership di giovani donne tra i 16 e i 30 anni, affiancandole a figure senior nel loro settore lavorativo. I risultati sono stati eccellenti, motivo per cui replicheremo il progetto anche quest’anno.

La novità consiste nel fatto che si tratta di qualcosa mai realizzato prima da una amministrazione pubblica. Sono convinta che sia doveroso da parte di chi fa politica e si occupa della cosa pubblica creare un impulso positivo, certo attraverso politiche attive, ma anche mettendo in atto buone pratiche che possono spingere le aziende ad adottare politiche più eque e inclusive e a contribuire alla costruzione di un ambiente lavorativo rispettoso delle differenze e in grado di offrire a tutti le stesse opportunità. Milano, come già accade in altri settori, deve essere una città che fa la differenza, anche in materia di uguaglianza di genere e inclusione

Come il Comune di Milano sta sostenendo le imprese locali nell’adozione di politiche più inclusive? Ci sono programmi o incentivi che incoraggiano le aziende a promuovere un ambiente di lavoro equo e diversificato dal punto di vista di genere?

Stiamo mettendo in campo una serie di azioni concrete grazie anche al  PNRR che da destinato ingenti risorse proprio per sostenere l’inclusione e coesione riguardo le politiche per il lavoro. Lo facciamo rivolgendo indirettamente alle aziende con sgravi contributivi, ma anche orientando risorse e sostenendo programmi ad hoc per l’inserimento e il reinserimento lavorativo di donne e giovani, di portatori di disabilità. Il sostegno, tutoraggio e accompagnamento sono fondamentali per favorire la crescita professionale e personale delle categorie che ancora oggi risultano più fragili. 

Qual è il livello di collaborazione tra il Comune di Milano e le aziende private per promuovere la gender balance e la diversità? Come vengono monitorate e valutate le politiche del lavoro del Comune di Milano in termini di inclusività e diversità di genere?

Come sapete dal 2021 è stata introdotta nel nostro Paese la certificazione della parità di genere. 

Il Comune di Milano con grande tempestività – è stato il primo in Italia – ha deciso di seguire e coltivare il  percorso virtuoso di superamento del gender gap in ambito lavorativo, che pesa sia in termini di retribuzione che di carriera, e di premiare le aziende che trattano in modo equo uomini e donne. Su questo, il patto per il lavoro ha introdotto una indicazione importante: nelle gare di appalto del comune costituisce premialità per l’impresa l’aver conseguito la certificazione di genere. 

Lo stesso comune di Milano intende procedere per ottenere la certificazione di genere:  un fatto rilevante perché le pubbliche amministrazioni non sono tenute a farlo. Ma abbiamo tutte le carte in regola per farlo: nel comune di Milano, le donne e il lavoro sono strettamente interconnessi,un connubio che sfida stereotipi e promuove l’uguaglianza di genere la  parità di retribuzione e la progressione professionale, sostenendo le donne nella realizzazione dei loro obiettivi di carriera, anche attraverso l’adozione di forme di lavoro come lo Smart working e near working, perché non debbano essere costrette a scegliere tra la carriera e la loro vita privata. Inoltre a proposito di diversity e inclusion il Comune di Milano ha istituito dallo fine dello scorso anno le carriere alias per i propri dipendenti, che senza presentare alcuna documentazione potranno iscriversi nel “registro alias” e alcuni documenti interni (cartellino, casella mail, documento identificativo verso il pubblico) potranno portare il nome di elezione anziché quello di nascita. L’obiettivo è chiaro: ognuno è accolto e rispettato per chi è, indipendentemente dalla propria identità di genere, orientamento sessuale, etnia o background culturale. La diversità non è solo accettata, ma celebrata e valorizzata per arricchire la nostra comunità lavorativa.

 

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