L’inclusione sul lavoro assume un significato particolare. È quello di lavoro, infatti, il luogo in cui trascorriamo la maggior parte del nostro tempo e in cui esso trova una dimensione, una “realizzazione” non solo professionale, ma umana e sociale.
È il luogo dove si sostanziano, nascono e si sviluppano e consolidano i diritti di ogni lavoratore e di ogni cittadino. È il luogo in cui l’essere umano la persona trova e definisce la sua “identità”, trova la sua dimensione di cittadino attivo, trova e consolida, insomma, la sua dignità. Ed è per questo che dal lavoro e sul lavoro, soprattutto, che l’ inclusione e le politiche di inclusione devono partire e devono, successivamente, arrivare secondo un percorso circolare che non trascura nessuna sfumatura di questi diritti.
Il mondo delle imprese risponde a più livelli, e in modo comunque crescente, con una sensibilità concreta sulle politiche di inclusione. A loro volta sposate e portate avanti da politiche sempre più mirate e diffuse rispetto a quella che è un’opera non solo di carattere sociale di welfare, ma una grande opera “culturale” finalizzata a consolidare una nuova concezione del lavoro, una nuova concezione della dignità del lavoratore, una nuova centralità dell’Uomo.
Ecco, e anche su questo fronte che si gioca una sfida sociale di riconoscimento dei diritti, ma appunto una sfida culturale: l’inclusione parte e arriva “a meta”, ha successo, se considera e valorizza le diversità, mettendo da un lato in condizione che si trova in situazioni di partenza diverse o svantaggiate di performare al meglio, di colmare i “gap” che lo farebbero partire svantaggiato. Siano esse barriere architettoniche o barriere “sociali”. Dall’altro di veder riconosciuto il contributo di questa popolazione di lavoratori che, con grande frequenza, si rivela, proprio se messo nelle condizioni di esprimersi al meglio di grande valore aggiunto. Un valore inclusivo ma anche misurabile, di prodotto.
A confortarci è la considerazione che il lavoro, a partire da quello di informazione e sensibilizzazione che ci impegniamo qui a fare con passione, è finalizzato a raggiungere questo obiettivo con un’azione corale. Non in modo ideologico, ma con rilevazione dei fatti e soluzioni concrete “alla mano”. Ne sono sempre più consapevoli i lavoratori. Ne sono sempre più consapevoli le aziende, ma anche le Istituzioni che stanno mettendo importanti energie al sistema su uno di quei terreni che vede le migliori e più efficaci convergenze, a dimostrazione della finalità nobile e collettiva dell’inclusione nel campo del lavoro.
Un obiettivo che la garanzia di uguali condizioni permette di raggiungere, consentendo a ogni categoria di rendere il miglior servizio, di veder riconosciuta una vera dignità, e soprattutto consentendo a questo processo di sfociare in una conquista sociale che, anche in questo campo, non di una “parte”, ma evidentemente di tutti.
a cura di Mario Benedetto, direttore responsabile “L’Inclusione”