di Associazione Donne e Scienza
Il World Economic Forum dichiara che le studentesse e le lavoratrici sono sottorappresentate nei settori legati alle discipline STEM e che, in media, circa il 30% dei ricercatori mondiali sono donne.
Partiamo dall’istruzione da cui ‘tutto move’. L’Eurostat informa che nel 2021, le donne rappresentavano il 54,2% degli studenti del ciclo terziario nell’UE e che quasi i tre quinti (57,2%) di tutti i laureati erano donne. Meno di un terzo delle studentesse, però, sceglie di seguire corsi universitari in materie come matematica e ingegneria.
In Italia non si è registrato alcun progresso nella presenza femminile nelle iscrizioni ai corsi di laurea STEM il valore del 2021, 39,3% di donne iscritte, si ripropone identico nel 2022 e il numero di laureate, se pur di poco, addirittura diminuisce, dal 40% al 39%. I divari di genere inoltre sono molto elevati nei lavori del futuro a più rapida crescita e più pagati, nelle aree dell’informatica e dell’ingegneria.Affrontare questa disuguaglianza e promuovere l’inclusione delle donne nella ricerca è considerato un punto essenziale per una serie di motivi; per esempio, raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne solo nelle materie STEM significherebbe creare oltre 1,2 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2050 nella UE e aggiungere tra 610 e 820 miliardi di euro al PIL europeo.
Partendo dall’equità di genere, si giunge alla constatazione che la maggiore diversità di prospettive e approcci conduce ad una maggiore innovazione e creatività nel processo di ricerca e quindi anche alla soluzione di problemi che potrebbero essere trascurati in un ambiente dominato da una sola prospettiva, quella maschile. L’inclusione delle donne nella ricerca è cruciale per garantire che le differenze di genere vengano adeguatamente considerate e studiate, basti pensare all’importanza della medicina di genere che, tenendo in considerazione le differenze biologiche tra uomini e donne, migliora la diagnosi, il trattamento delle malattie e l’efficacia dei farmaci. In parallelo all’inclusione va sostenuto l’empowerment delle donne nella ricerca, un processo cruciale per garantire pari opportunità, accesso e supporto per eccellere nel campo scientifico. Bisogna infatti andare oltre la semplice inclusione e concentrarsi sul potenziamento della loro partecipazione attiva in tutti gli aspetti del processo di ricerca in posizioni di scelta e di comando. L’empowerment inizia con l’accesso all’istruzione, di cui si è già detto, e alle risorse necessarie per perseguire una carriera scientifica fin dall’inizio con borse di studio e finanziamenti per la ricerca.