AFFRONTARE IL GENDER GAP: UN PERCORSO LUNGO, MA NON IMPOSSIBILE

di Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca

Lo scorso anno il Premio Nobel per l’economia è stato assegnato alla statunitense Claudia Goldin, “per aver migliorato la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”. Al di là della ricerca in sé, l’importanza che riveste questa notizia è rilevante anche, se non soprattutto, perché finalmente il gender gap è stato dogmaticamente sdoganato e considerato una problematica che riguarda tutti, e di cui tutti dobbiamo occuparci.

La realtà impone, innanzitutto, una constatazione: persiste un divario di genere nella rappresentanza delle donne, specialmente nelle posizioni dirigenziali, nell’accesso all’occupazione, nei finanziamenti e nella parità di retribuzione. Questa disparità non aumenta, ed è un dato positivo ma non possiamo accontentarci soprattutto di fronte alle violenze e alle discriminazioni che colpiscono le donne appartenenti alle fasce meno privilegiate della popolazione.

Non a caso ho accennato al Premio Nobel per l’economia. Nonostante spesso passi sottotraccia, è ormai un dato assodato il contributo delle donne al Pil del Paese. Un apporto considerevole ma di non omogenea quantificazione, perché variegato e multiforme, spesso invisibile ma necessario, fondamentale. Le donne producono ricchezza, sono una ricchezza, pertanto ciò che bisogna chiedersi è perché sussistono ancora ostacoli al raggiungimento di una reale parità in termini di opportunità e riconoscimento dei meriti e cosa possiamo fare per dare un segnale forte.

Sicuramente, non esiste un’unica risposta ma ci sono alcune misure che più di altre possono aiutare. Tra queste, le iniziative del Ministero che mi onoro di rappresentare volte a stimolare le giovani studentesse verso le discipline scientifiche. Stiamo portando avanti percorsi di orientamento, attraverso i canali istituzionali svolgiamo delle specifiche attività di comunicazione e abbiamo lanciato, grazie al Pnrr, dei progetti per destinare una quota parte alle ricercatrici. Vogliamo far sì che tutte le ragazze abbattano le loro paure e i pregiudizi, e si avvicinino alle Stem. 

Negli ultimi dieci anni il numero delle donne immatricolate, iscritte e laureate continua a essere superiore rispetto a quello degli uomini. Ciò accade soprattutto nelle discipline umanistiche, sociali e sanitarie. Purtroppo, nelle aree Stem continua a prevalere la componente maschile e la percentuale delle ragazze che scelgono di iscriversi a un corso di laurea scientifico è pressoché invariata. Serve un deciso cambio di passo, serve un investimento in persuasione che spinga più giovani donne a confrontarsi con le quelle discipline di base che stanno disegnando il nostro futuro. Oppure, il futuro non sarà donna.

Il 2024 è considerato l’anno dell’Intelligenza artificiale. In un momento in cui le nuove tecnologie stanno stravolgendo la vita di tutti i giorni, le donne sono – ancora una volta – “sottorappresentate nella ricerca e nella progettazione di queste tecnologie, le loro esigenze ed esperienze sono trascurate dai progettisti e – fatto ancora più grave – i dati utilizzati per addestrare le IA sono spesso inquinati da bias nei confronti delle donne”. A lanciare quest’allarme è stato l’Unesco. È ovvio che se le donne non “progettano” sistemi di intelligenza artificiale, difficilmente riusciranno a trovare sistemi pensati per loro. Insomma, è sempre una questione culturale da affrontare senza distinzioni, altrimenti rischiamo che anche nel prossimo futuro l’intelligenza artificiale erediti quei pregiudizi di genere che ancora produciamo e che rispecchiano le società in cui viviamo. L’unica strada da percorrere, allora, è quella della consapevolezza che deve intersecare quelle dell’inclusione e del cambiamento, declinabili in concreto nel contrasto al gender gap ad ogni livello, innanzitutto incoraggiando le ragazze a seguire percorsi Stem ed eliminando sui luoghi di lavoro certe odiose discriminazioni, a partire dalle differenze salariali.

Noi siamo in campo. Stiamo dando il nostro contributo nella consapevolezza che è un percorso tortuoso e lungo ma non impossibile.

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