Una riflessione con Cristiana Falcone sul ruolo delle donne nella società contemporanea
Libertà e autodeterminazione: le parole chiave per raggiungere una vera parità di genere
Oggi parliamo di inclusione, e quindi anche di donne, di donne al comando – women in charge. Qual è il potere delle donne?
“La frase women in charge l’ho letta per la prima volta nel libro che mi regalò Diane von Furstenberg, ‘The Woman I Wanted to Be’. Un libro sulla sua storia e su quella di sua madre, sopravvissuta ai campi di concentramento, una donna forte che è riuscita a educare una figlia poi divenuta la stilista di successo che conosciamo. Quello che Diane definisce ‘to be in charge, to be in control’ è il suo modo di spiegare la forza femminile, la capacità di gestire e controllare la propria vita. Per me il potere delle donne è quello degli esseri umani: l’autodeterminazione. Significa avere la capacità di decidere quotidianamente chi si vuole essere.Sono le scelte che facciamo, talvolta difficili, che determinano chi siamo, la nostra persona. Spesso, però, alle donne non viene data la possibilità di fare scelte informate a causa di un sistema che nasconde alcuni elementi generando asimmetrie informative. Le parole chiave sono, quindi, autodeterminazione e libertà, soprattutto libertà di decidere.”
Sappiamo che la parità di genere sul luogo di lavoro è importante, ma lo è di più l’equità, ovvero dare gli strumenti necessari alle donne per raggiungere quel livello paritario tra chi invece è in una posizione di partenza avvantaggiata. La domanda quindi è come? E con quali strumenti?
“Gli strumenti sono importanti ma vengono dopo. Prima bisogna lavorare sul ridefinire il framework, lavorare sul sistema. In base a come esso viene disegnato, infatti, si generano una serie di effetti a cascata. C’è la necessità di costruire, disegnare e poi implementare attraverso gli strumenti, una società che sia inclusiva in maniera equa. Tante volte si parla di meritocrazia, ma cosa significa davvero? Spesso il concetto di persona meritevole implica il fatto che vadano tenuti determinati comportamenti, di solito atteggiamenti virili. Sono tante le persone, invece, che si esprimono in maniera totalmente diversa e raggiungono comunque i loro obiettivi. Non è detto che non siano meritevoli per questo. Dobbiamo poi ricordarci che le donne non sono una minoranza. Anzi, sono la maggioranza dei talenti, degli investitori, dell’elettorato. Venendo da un passato in cui, forse proprio perché eravamo la maggioranza e (a costo di sembrare arrogante) con una marcia in più, siamo state messe in situazioni di svantaggio. Dobbiamo riflettere su una nuova definizione di successo che tenga conto del fatto che possono essere usate strade e stili diversi per arrivarci e che non sono solo le persone più virili, forti o arroganti che riescono a raggiungerlo.”
Principio di equità che deve essere adottato tanto dalle aziende quanto dai governi. Qual è la direzione che si sta prendendo anche a livello internazionale?
“Negli Stati Uniti la frontiera è molto più avanzata. Nel resto del mondo, soprattutto nei paesi europei, a parte alcune figure di spicco come alcune leader politiche, la situazione delle donne è ancora abbastanza tradizionale e i governi agiscono lentamente per attuare il cambiamento. I paesi del Nord Europa, come dimostrato dagli studi del World Economic Forum in materia, sono i più avanzati. Tuttavia, anche lì c’è un problema di gender pay gap. E se non c’è equità anche a livello di remunerazione sarà molto difficile raggiungere la parità di cui parliamo tanto. Anche dal punto di vista delle aziende è utile porsi la domanda se stiamo veramente retribuendo, motivando e incoraggiando le donne come il loro ruolo merita. Non serve a nulla avere molte donne in posizioni apicali delle aziende se poi sono pagate quanto un manager al di sotto di loro.”
Oggi ci confrontiamo ormai quotidianamente con il digitale. Allora quale può essere l’aiuto delle nuove tecnologie per un mondo del lavoro (e una società) più equo?
“Nella mia esperienza di donna le tecnologie mi hanno sempre garantito la libertà di cui parlavo prima. Grazie al digitale sono stata capace di fare al meglio un’attività che alle donne già riesce bene, il multitasking. Devo dire che, per quanto mi abbiano liberato, dall’altra parte tendono a ingabbiare. Faccio un esempio: se un manager non è in grado di gestire le risorse in maniera virtuale è chiaro che può diventare una vera e propria schiavitù. D’altra parte, se all’interno di certi parametri e con delle regole a priori ben chiare, utilizzare i canali digitali può sicuramente essere d’aiuto. Chiaro è che se una donna, oltre a un lavoro, ha figli e genitori di cui prendersi cura, o vuole portare avanti attività pro bono, avere la libertà di gestire il proprio tempo flessibilmente usando le nuove tecnologie è importante. La soluzione ideale è un mix tra fisico e digitale, poiché per alcune categorie di lavoro è ancora fondamentale l’interazione umana. Se da una parte il digitale ci libera dall’altra ci imprigiona. Tutto dipende da come decidiamo di usare queste nuove tecnologie. Anche l’intelligenza artificiale, se aumenta la nostra produttività, è uno strumento fantastico.”
Bio
Cristiana Falcone è leader globale nei settori dei media, del business e dello sviluppo sociale. Negli ultimi 18 anni ha affinato la sua esperienza come consulente strategico, investitore e filantropo, ottenendo risultati per una vasta gamma di clienti, tra cui multinazionali, organizzazioni internazionali e media. Fin dall’inizio della sua carriera ha lavorato a progetti pionieristici direttamente con i fondatori e i dirigenti di SONY, Shell World Economic Forum, IADB, Univision, ILO, IFAD, FAO, UNDCCP, RAI e Gruppo Espresso. Attualmente ricopre il ruolo di Amministratore non esecutivo nei consigli di amministrazione di TIM, Revlon, SVF3, Global Fashion Agenda e CORE. Tra i suoi precedenti incarichi nei consigli di amministrazione figura Viacom. È Amministratore delegato delle fondazioni JMCMRJ e BECS e fa parte dei consiglieri del Paley Center for Media e della Tufts University, oltre a far parte del comitato consultivo globale di Internews. Investe e sostiene startup fondate da donne.