IL FUTURO DELL’ASSISTENZA: SOLIDARIETÀ, CURA E DIGNITÀ

Intervista a Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita

 

Una riflessione sul ruolo della spiritualità nella terza età e sul valore dell’esistenza. Ecco perché dobbiamo parlarne

 

Presidente, partiamo da una definizione, la gioia della vita. Si raggiunge a qualsiasi età?

“La vita di ognuno si compie pienamente nella relazione con gli altri. Nessuno nasce solo o da solo e i valori più profondi e veri dell’esistenza, passano attraverso la relazione. Di fronte a un sistema produttivo e valoriale che vuole affermare la centralità e l’unicità del desiderio, del successo economico, dell’individualismo, dobbiamo dire con fermezza e sicurezza che è invece nella relazione che abbiamo la misura del successo. 

La relazione è l‘elemento fondante della vita umana e il prendersi cura degli altri è fondamentale. Lo vediamo, per esempio, in un tema che sembra lontano e invece è vicinissimo: le cure palliative, ovvero quel settore della medicina che entra in azione di fronte ad una prognosi infausta. Le cure palliative insegnano che quando non si può più guarire è possibile prendersi cura della persona malata e della sua famiglia, attivando vicinanza, solidarietà, risorse per alleviare il dolore. Questo dimostra che la vita piena e gioiosa è vita di relazione e attenzione.”

 

Rimanendo in tema, qual è il valore, la ricchezza dell’età?

“Ogni vita vale ed è degna di venire vissuta, anche se oggi in Italia siamo di fronte a un fatto nuovo: l’aumento della popolazione anziana e della denatalità. Sono oltre 14 milioni le persone che hanno più di 65 anni. È necessario quindi un cambiamento profondo di mentalità, accompagnato da misure legislative concrete. Questo mutamento consiste nel valorizzare la condizione anziana, favorendo il dialogo e il contatto tra le generazioni: genitori, figli, nonni e nipoti formano una sorta di palazzo di quattro piani. Questo palazzo, però, deve essere dotato di scale e ascensori, affinché lo scambio tra le generazioni non si interrompa.” 

 

In particolare, parliamo di un fattore, una categoria che oggi ha un peso specifico importante per la nostra economia: la silver economy, tra consumi, ricchezza e nuove opportunità. Come e quanto impatta sul nostro tessuto socioeconomico?

“Ho presieduto la Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana che ha portato avanti il progetto di riforma dell’assistenza, confluito nella legge 33/2024. Con il nostro lavoro siamo riusciti a dimostrare, dati alla mano, che portare le strutture sanitarie nelle case degli anziani, alla loro portata, consente un risparmio gigantesco che impatta in positivo sulla spesa sanitaria di tutto il Paese. 

Ma l’assistenza domiciliare non basta. Servono centri diurni, case-famiglia, situazioni di co-housing, strutture dove gli anziani possano apprendere nuove competenze. Il progetto di una riforma radicale dell’assistenza, quando sarà a regime, fornirà un volàno per l’economia e per il lavoro. Abbiamo calcolato che serviranno almeno centomila operatori sociosanitari per rispondere alle esigenze della riforma. Questi progetti funzioneranno se mettiamo a regime un’idea di Paese per il futuro. Le statistiche ce lo dicono: 14 milioni di anziani sono una realtà. Spetta alla politica rispondere, come ha fatto il Parlamento che ha approvato la riforma all’unanimità.”

 

Il 21 marzo 2023 il Parlamento ha approvato infatti all’unanimità la legge delega per l’assistenza agli anziani. Un provvedimento che nasce dal riconoscimento del diritto degli anziani alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio e dal principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione degli anziani non autosufficienti. Oggi a che punto è l’iter? 

“Siamo nella prima fase di sperimentazione, perché l’impianto della legge è molto complesso e prevede di entrare a pieno regime in otto anni. Speriamo naturalmente di fare prima. Nei prossimi mesi sarà possibile fare un primo bilancio.”

 

Ma soprattutto, perché è importante tutelare e rispettare i diritti e le volontà dei nostri anziani?

“I numeri così elevati raggiunti dalla popolazione anziana del nostro Paese impongono un cambiamento. A fronte di 14 milioni di ultra 65enni, i non autosufficienti sono circa 2,9 milioni. Di questi 1,5 milioni non ricevono assistenza pubblica. Il restante 50% invece beneficia spesso di servizi insufficienti o inappropriati rispetto alle proprie condizioni di salute. Consideriamo che le persone assistite oggi nelle RSA sono 200 mila. Un numero molto basso. Da qui l’importanza di una riforma profonda, basata sull’idea che le persone anziane vanno assistite in casa propria, nei loro luoghi di residenza e di vita. Questo è il loro primo diritto.”

 

Oggi parliamo anche di spiritualità della terza età. La nostra vita è segnata da limiti che dobbiamo accettare. Una consapevolezza con la quale fare i conti, ma soprattutto che dobbiamo accogliere positivamente, anche se non sempre facile. Ci spiega meglio?

“Anche questo è un tema molto importante. Lo Stato ha risposto con la legge n. 33 ai bisogni delle persone anziane, costruendo un’impalcatura basata sui servizi e sull’idea che le persone restino in casa propria, immerse in una rete di relazioni. La legislazione statale non può spingersi oltre. Un passo in più può essere fatto dalla Chiesa, dal terzo settore, dal volontariato, in modo da favorire una riflessione sul senso della vita. 

Certo è che la condizione anziana è segnata dalla fragilità. Si dipende sempre più dagli altri e allo stesso tempo si ricerca del senso della vita, nel momento in cui si avvicina la fine dell’esistenza. Su questo tema, dobbiamo dirlo, c’è poca riflessione, anche da parte della Chiesa cattolica. È da questa necessità di fare una riflessione che sono partito per scrivere il mio ultimo libro ‘Destinati alla Vita’ (Edizioni San Paolo, 2024). Partendo da un esame della vecchiaia come problema demografico che interroga soprattutto le società occidentali, sostengo che la vecchiaia non è solo età biologica, ma anche età spirituale, un tempo di crescita interiore che in questo senso va rivalutata e persino ripensata. 

La parte centrale del libro si occupa delle domande che riguardano il momento ultimo della nostra esistenza. La consapevolezza è che se c’è un ‘fine vita’ esiste però anche una continuità della vita nella sua forma eterna, amata da Dio da sempre, verso la quale dobbiamo camminare con speranza, meno preoccupati di sopravvivere e più attenti al tema del risorgere. La parte conclusiva è un commento all’ultimo articolo del Credo – ‘aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà’ – per introdurre la  prospettiva cristiana di una vita che non finisce con la morte. Il capitolo narra della risurrezione di Gesù, del mistero della risurrezione della carne, della salvezza che va intesa come universale e non individuale, della beatitudine celeste.” 

 

Bio

Mons. Vincenzo Paglia 

Laurea in Teologia e Pedagogia, vescovo emerito di Terni, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia. Consigliere spirituale della Comunità di S. Egidio. Premio Gandhi dell’Unesco, Premio Madre Teresa, Premio Rugova, per il suo impegno per la pace.