IA E LAVORO: TRASFORMAZIONE  DIGITALE E RESPONSABILITÀ UMANA 

Intervista all’On. Walter Rizzetto, Presidente Commissione Lavoro pubblico e privato Camera dei deputati

 

Forte impegno da parte del governo nella sfida dell’adozione cosciente dell’intelligenza artificiale per eliminare i pregiudizi, migliorare i processi di selezione e accrescere la produttività

 

Presidente, partiamo dall’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro italiano. Quali possono essere le conseguenze se non regolamentata? Pensiamo soprattutto al mondo HR e ai processi di recruitment.

 

“L’intelligenza artificiale è una tecnologia trasformatrice che sta ridefinendo il nostro modo di vivere e lavorare. Ci troviamo di fronte a un fenomeno inarrestabile ed è per questo che reputo indispensabile lo studio delle sue dinamiche per delineare le politiche necessarie da avviare, con l’obiettivo di favorirne lo sviluppo e mitigare i potenziali impatti negativi. È necessario valutare realisticamente i rischi, evitando allarmismi e promuovendo un atteggiamento pragmatico nella regolamentazione. Quello che oggi dobbiamo capire non è se ci sarà un impatto nel mondo del lavoro, ma come sarà.

Di sicuro un primo intervento deve essere fatto nel settore della formazione. Oggi abbiamo solo 1,4% di laureati italiani del mondo ICT. Per questo abbiamo ritenuto necessario intervenire su questo punto sottolineando l’importanza preponderante delle materie STEM. Da questo punto sicuramente è di buon auspicio la creazione di un dottorato nazionale in intelligenza artificiale, finanziato con i fondi del Pnrr, che offre 200 borse di studio ogni anno. 

Il problema è da porsi con tutta quella parte di forza lavoro che attualmente non riesce a ricollocarsi per mancanza delle competenze necessarie richieste dal mercato del lavoro. Alla forte richiesta di profili specializzati si unisce un bisogno crescente di formazione professionale. Diventa urgente quindi una riqualificazione della forza lavoro, il cosiddetto reskilling e upskilling. Nei prossimi anni si stima che fino al 75% dei profili professionali avranno bisogno di ricevere formazione per l’upskilling o il reskilling delle proprie competenze entro il 2030.”

 

Processi di selezione in cui spesso troviamo bias inconsci che possono influenzare negativamente la selezione dei candidati limitando la diversità. Come è possibile arginare questo fenomeno?

“È ormai chiaro che la vera questione non è tanto la diffusione di questo fenomeno sul mondo del lavoro in senso assoluto, ma come gestire i suoi effetti, tra i quali il lavoro che viene meno e quello che invece si crea, oltre all’impatto in termini di privacy, meccanismi decisionali, non discriminazione nei processi di selezione, salute e sicurezza dei lavoratori. 

Con il ddl cybersicurezza nel mondo del lavoro in particolare, si è scelto di applicare il principio antropocentrico all’utilizzo dell’IA, chiarendo che l’intelligenza artificiale può essere impiegata per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psicofisica dei lavoratori, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone in conformità al diritto dell’Unione Europea. Non tralasciando il principio di equità e non discriminazione, stabilendo che l’utilizzo di sistemi di IA per l’organizzazione o la gestione del rapporto di lavoro non può in nessun caso essere discriminatorio.

Sicuramente un tema centrale è quello della formazione e della necessità di competenze per lavorare nel nuovo paradigma ‘human+machine’, per cogliere tutte le opportunità che offre l’IA. Gran parte dell’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione dipenderà dalla capacità di pianificare politiche che assicurino un’adeguata formazione professionale in questo processo di transizione.”

 

Le nuove tecnologie, se sviluppate e implementate correttamente, possono aiutare giudizi obiettivi e neutrali?

“È importante trovare un equilibrio tra l’uso della tecnologia e l’importanza dell’interazione umana per garantire che le assunzioni siano non solo basate su dati oggettivi, ma anche su una comprensione profonda delle persone coinvolte. Tuttavia, le nuove tecnologie sicuramente stanno trasformando il modo in cui le aziende gestiscono il processo di ricerca e selezione dei candidati rendendolo più efficiente e potenzialmente più equo. 

Uno dei principali vantaggi delle tecnologie nell’hiring è la capacità di gestire grandi volumi di candidature. Le piattaforme di reclutamento online possono analizzare migliaia di curricula in pochi secondi, identificando i candidati più adatti in base a criteri specifici. Questo non solo accelera il processo di selezione, ma consente anche ai recruiter di concentrarsi su profili che corrispondono meglio alle esigenze dell’azienda. Inoltre, l’uso dell’intelligenza artificiale può contribuire a ridurre i bias nei processi di assunzione. Implementando algoritmi progettati per valutare i candidati in modo imparziale, le aziende possono aumentare le probabilità di selezionare talenti basati sulle competenze e sull’esperienza piuttosto che su fattori soggettivi.

Ultimamente stiamo assistendo al lancio di prodotti, come gli Hiring Assistant, in grado di prendere in carico la descrizione del profilo professionale desiderato, modificarla e arricchirla fino a creare un annuncio completo e dettagliato. La fase successiva prevede poi che sia la stessa IA a suggerire ai recruiter i profili più idonei sulla base delle effettive competenze richieste, e non limitandosi ai convenzionali parametri di ricerca come il livello di istruzione o i dati personali del candidato. Sicuramente un aiuto al lavoro dei recruiter, ma se non risolviamo il problema alla radice affrontando il mismatch domanda-offerta, non si potranno ottenere i risultati sperati.

 

Detto questo, rimane sempre a mio avviso centrale anche il rapporto umano che permetta di intravedere nel candidato quel requisito ulteriore che possa sfuggire all’algoritmo del caso.”

 

Come è possibile facilitare le aziende nell’adozione delle nuove tecnologie? Quali sono i piani del governo?

 

“Da parte del governo c’è un forte impegno nell’affrontare le nuove sfide, come quelle provenienti dall’intelligenza artificiale che sta rivoluzionando molti aspetti del mondo del lavoro. L’IA è per me un tema a cui presto molto attenzione, infatti come Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ho voluto fortemente l’avvio di un’indagine conoscitiva sull’impatto che l’intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro. A breve sarà pronto il documento conclusivo che fornirà un importante contributo sull’IA al governo e al Parlamento. 

L’indagine ha riscosso molto interesse e ha coinvolto, attraverso un ciclo di audizioni, rappresentanti istituzionali, esperti del settore oltre ai referenti di ogni comparto, per poter comprendere, in modo approfondito, gli aspetti legati al rapporto tra tecnologia e lavoro. Il nostro intento è di intervenire normativamente in modo specifico per salvaguardare il mercato del lavoro, anche in termini di sicurezza, nella direzione di una crescita economica e tecnologica socialmente responsabile. 

Durante l’indagine conoscitiva è stato evidenziato che con l’IA la produttività potrebbe aumentare fino al 18%, contrastando gli effetti negativi dell’invecchiamento della popolazione. Il fenomeno certamente deve essere affrontato con equilibrio, anche da un punto di vista regolatorio, innanzitutto facendo riferimento alle normative già esistenti, escludendo un eccesso di iniziative normative non necessarie. 

Ad oggi a livello mondiale l’adozione dell’IA nelle aziende è in crescita, con il 55% delle organizzazioni che la utilizzano in almeno una unità aziendale o funzione. In Cina, la dominanza nella robotica industriale continua a crescere. In Italia, il 61% delle grandi imprese ha progetti AI (almeno in fase di sperimentazione); il 18% delle Pmi ha progetti AI (+3% rispetto al 2022); il 37% delle grandi aziende senza progetti intende attivarli nei prossimi 12 mesi. L’IA rende i lavoratori più produttivi e migliora la qualità del lavoro, anche se il suo impatto varia senza una supervisione adeguata.”

 

 

Bio

Nato il 27 giugno 1975 a San Vito al Tagliamento (PN), è un deputato della Repubblica italiana, eletto nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia con il gruppo Fratelli d’Italia. Da novembre 2022 è Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Proveniente dal settore imprenditoriale nell’ambito delle energie rinnovabili, è entrato in Parlamento nel 2013 e, da allora, ha dedicato il suo impegno alle tematiche del lavoro e della previdenza, quale componente dell’XI Commissione Lavoro pubblico e privato. Ha presentato numerose proposte di legge durante il suo mandato parlamentare, in particolare, per l’introduzione di un sistema flessibile di accesso alla pensione, il miglioramento della qualità e dell’efficienza dei centri per l’impiego, l’introduzione dell’insegnamento nelle scuole secondarie del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro. È autore di diverse pubblicazioni sui temi giuslavoristici.