VOGLIO COSTRUIRMI UN  FUTURO PER FARCELA DA SOLA

Studio, dedizione e ambizione: Giulia D’Agostino, 19 anni, si presenta ai lettori

I ragazzi e le ragazze di Assi Gulliver pronti a raccontarsi al di là di ogni etichetta. Con le loro parole, ci offrono uno sguardo sulla loro vita e sui loro sogni

Oggi, in dialogo con Francesca Pucci, la loro comunicatrice, Giulia D’Agostino, una ragazza di 19 anni che studia Giurisprudenza per prepararsi al mondo del lavoro, condivide la sua visione sul lavoro e sull’inclusione.

 

Francesca: Ciao Giulia, presentati!

Giulia: Mi chiamo Giulia Pia D’Agostino, ho 19 anni e vivo in un piccolo paese in provincia di Foggia, in Puglia. Sono nata il 27 settembre 2005 e convivo con una sindrome genetica rara chiamata Sindrome di Sotos, ma non sono solo la mia sindrome! Da un mese ho intrapreso il mio percorso universitario, iscrivendomi alla triennale in Giurisprudenza, con indirizzo “Esperto delle risorse umane e consulente del lavoro” e faccio parte della redazione di Assi TV!

Francesca: Sai, Giulia, oggi vorrei che parlassimo di come l’intelligenza artificiale sta cambiando il mondo del lavoro. Ti interessa?

Giulia: Sì, mi chiedo spesso come sarà quando cercherò un lavoro. Mi sono iscritta a Giurisprudenza per questo, per costruirmi un futuro, ma ho paura che la gente veda solo la mia disabilità e non il mio impegno.

Francesca: Purtroppo succede ancora, ma oggi molte aziende iniziano a capire il valore della diversità. Non si tratta solo di dare le stesse opportunità, ma di creare condizioni in cui ciascuno possa dare il meglio di sé. La chiamiamo “equità” che ne dici?

Giulia: Quindi non è dare la stessa cosa a tutti, ma ciò che serve a ciascuno per riuscire, giusto? Come a me, che studio Giurisprudenza perché un giorno voglio farcela da sola.

Francesca: Esattamente. E l’intelligenza artificiale, se usata bene, può aiutare. Ma spesso i sistemi vengono “allenati” su modelli che, se non inclusivi, rischiano di replicare pregiudizi.

Giulia: Pregiudizi? Vuoi dire quelle idee che le persone hanno su di noi senza conoscerci davvero? Come quando vedono che ho una disabilità e pensano che non sia in grado di fare certe cose?

Francesca: Sì, e questo può portare a escludere persone solo perché “diverse”. Se un sistema di IA non è progettato bene, potrebbe fare lo stesso errore.

Giulia: Mi sembra ingiusto, specialmente per chi come me si sta impegnando tanto per avere una carriera. Vorrei che chi usa questi strumenti vedesse oltre le etichette e riconoscesse anche il valore di ciò che sto imparando.

Francesca: Raccontare storie come la tua serve proprio a ricordare che dietro ogni persona c’è un mondo di possibilità. Raccontare chi sei e cosa sogni aiuta a far capire che ognuno ha qualcosa di unico da offrire.

Giulia: Sai, a volte mi sento come se dovessi sempre dimostrare che sono più della mia sindrome. Studio per essere indipendente e mi piacerebbe che un giorno le aziende vedessero subito il mio valore, senza che io debba spiegarlo ogni volta.

Francesca: Stai già facendo un passo in quella direzione, raccontando la tua storia. Chi legge capisce che sei molto più della tua sindrome, e che hai tanto da osare.

Giulia: Vorrei solo poter lavorare e fare la differenza. Credo che anche noi possiamo contribuire, se ci viene data una possibilità.

Francesca: Troverai il tuo posto, Giulia. E ricordati, la tua voce è importante. Le aziende hanno bisogno di vedere il mondo anche con i tuoi occhi, senza pregiudizi.

Giulia: Grazie. Spero che le persone capiscano che siamo molto più delle etichette che ci mettono.